Illuminazione

Illuminazione, illuminotecnica e lampadine

IL RISANAMENTO ENERGETICO IN TRE PASSI
1 - Ridurre le dispersioniAttraverso un utilizzo che esalti l'efficienza energetica del dispositivo. Ad esempio con un lampadario che non schermi la luce e superfici di colore chiaro. Utilizzare l'illuminazione diretta invece che quella indiretta (evitare come la peste le piantane alogene: sono, in realtà, stufette elettriche camuffate da lampade!)
2 - Migliorare l'efficienzaScegliere la classe energetica più elevata. Utilizzare illuminazione a zone (es. lampada da scrivania, su zona lavoro, ecc.) e più punti luce.
3 - Ottimizzare la gestioneMantenere accesi i punti luce solo quando necessario. Meglio più punti luce, che hanno anche il vantaggio di creare un ambiente più confortevole, e, a seconda delle combinazioni, più intimo o più allegro (provare per credere!). Se avete lampade all'esterno si possono utilizzare interruttori crepuscolari, anche solo come sicurezza per non dimenticarle accese.

La luce artificiale
La prima abitazione privata venne illuminata nel 1880. Dalle prime lampadine ad incandescenza l’illuminazione è diventata begli anni scienza e design. Ma oggi è divenuto importante, se non prioritario, un altro fattore: l’efficienza ed il risparmio energetico.

Il settore dell’illuminazione domestica non è il settore che più incide sui consumi di elettricità, ma ha la sua importanza: in Italia, la quota annua di energia elettrica destinata a tale uso è superiore ai 7 miliardi di chilowattora, corrispondenti a circa l’13.5 per cento del consumo totale di energia elettrica nel settore residenziale.

Quale luce?
Esistono diversi tipi di lampade ma prima di scegliere quale lampada acquistare, bisogna considerare qual è l’ambiente da illuminare, quali attività vi si svolgono e quante ore al giorno, in media, la lampada rimarrà accesa.
Illuminare significa consumare energia: a seconda di quale lampada si sceglie cambiano qualità, quantità di luce e consumi.
Come sappiamo, esistono cioè diversi tipi di lampada.
Tutte le lampade attualmente in commercio possono essere suddivise, in base alle modalità con cui viene generata la luce nelle seguenti categorie:
– ad incandescenza
– a scarica elettrica in gas
– emettitori di luce allo stato solido (come i diodi LED)
L’unità di misura della quantità di luce emessa da una lampada è il lumen. Il rapporto Lumen/Watt esprime l’efficienza luminosa di una lampada. Una lampadina a incandescenza ha un valore medio di 12 lumen per ogni watt assorbito.

Quale “tonalità” di luce? La temperatura di colore.
Ma oltre alla potenza e all’intensità luminosa, esiste anche un altro parametro, che identifica la “tonalità” della luce emessa.
Quando si deve acquistare una lampada a risparmio energetico, si considera se sia a luce “calda” o “fredda”. Tale termine, fino a qualche anno fa, fa era quasi sconosciuto ai più, dal momento che le lampade erano quasi sempre ad incandescenza.
Oggi si fa attenzione al parametro, per non ritrovarsi con una tonalità di luce poco adatta all’uso che se ne vuole fare.
Per gli usi abitativi si sceglie in genere la luce calda, che crea un atmosfera più accogliente e rilassante.
La luce fredda è più indicata per applicazioni particolari, in quanto la tonalità calda tenderebbe a dare ai colori una tonalità falsata. Uno di questi utilizzi è l’illuminazione dei giardini, dove il verde dell’erba ha una resa estetica migliore se illuminato da una tonalità di luce fredda.
Anche se meno diffusa, si trova anche la tonalità “neutra”, definita anche luce naturale o del giorno, “day-light”). Commercialmente questa tonalità la si trova generalmente, ma non solo, in lampade allo stato solido (LED).

La “temperatura di colore” si esprime di solito in gradi Kelvin, indicati dal simbolo “K”.
Questo rende possibile capire a priori che tipo di luce darà la lampada, senza doverla necessariamente provare prima.
Ma come regolarsi con questo parametro?
Facile. Si parla di:
– bianco caldo se la temperatura di colore è minore di 3 300 K,
– bianco neutro (o anche luce naturale o diurna) se la temperatura di colore è compresa tra i 3 300 e i 5 300 K,
– bianco freddo se la temperatura di colore è superiore ai 5 300 K.
Insomma, più il numero è alto e più la luce tende al violetto, o meglio, ai colori con “frequenza elettromagnetica” più alta. In sintesi, il colore dominante della luce emessa determina la tonalità della luce.
Se il colore dominante della luce tende all’arancio si dice che la luce emessa ha una tonalità calda (warm); Se il colore dominante della luce tende al blu si dice invece che la luce emessa ha una tonalità fredda (cool).
Otticamente parlando, una temperatura bassa, intorno ai 2000 K, corrisponde ad un colore giallo/arancio. Ad una temperatura alta, intorno ai 6.000 K, corrisponde un bianco-violetto. Scendendo di temperatura di colore si passa al rosso e poi all’infrarosso, non più visibile. Salendo di temperatura di colore si passa ad un azzurrino, poi a un violetto, e poi all’ultravioletto, non più visibile.

Qui di seguito sono riportate le temperature di colore di alcune sorgenti di luce:
Luce di una candela di cera: circa 1 000 K
La vecchia lampada domestica a incandescenza: 2 700-3000 K
Lampada fluorescente a luce calda (warm white): 3 000 K (bianco-giallastro).
Lampada fluorescente o LED bianco neutro (day-light): 3 500-4500 K (la luce appare di colore bianco tendente, in modo molto lieve, al bianco verdastro)
Luce solare diretta, al mezzogiorno locale: 4900 K (dato medio indicativo, influenzato da vari fattori, come latitudine, periodo dell’anno, condizioni atmosferiche, ecc.)
Luce “bianco puro” (pure-light), intorno ai 5500 K.
Luce d’ambiente in pieno giorno: circa 6 500 K
Luce del cielo totalmente nuvoloso: circa 7 000 K
Luce del cielo parzialmente nuvoloso: 8 000 – 10 000 K
Luce del cielo sereno: normalmente da 10 000 a 20 000 K (il valore più elevato è per il cielo di colore azzurro intenso a nord)

Temperatura di colore

Grafico illustrante i valori della temperatura di colore

Da notare che, a parità di temperatura di colore, le tonalità di due diverse radiazioni luminose possono apparire lievemente differenti, soprattutto nel caso delle lampade fluorescenti, dove la tipologia/tecnologia dei fosfori usati influenza tale parametro. Per le lampade fluorescenti, ma non solo, la tonalità luminosa viene anche indicata con un codice di tre cifre detto codice di colore. Ininfluente per le scelte comuni.

Una considerazione pratica. Affinché la luce risulti gradevole, la temperatura di colore (K) e la potenza di illuminazione (lux), devono essere compatibili. I lux al di sotto di 300-500 lx sono quelli usati normalmente nell’illuminazione, le sfumature più calde sono percepite come naturali. Quando si usa un’illuminazione più potente, oltre i 1000 lx, sono percepite come naturali le sfumature fredde.
I lux misurano l’intensità luminosa, che non ha nulla a che vedere con la potenza assorbita dalla lampada, espressa in Watt (W).

Una curiosità sull’origine del grado Kelvin. Questa scala di misurazione è basata sulle sfumature di una palla di metallo, nera, a diverse temperature. A 300 K, la palla è nera e irradia solo calore; a 800 K è rossa, a 4000 K bianca e a 20000 K blu.

Efficienza energetica e altri parametri.

Dal 1 settembre 2013 è stata attivata la classificazione energetica delle lampadine, attraverso una apposita scala che va da A+++ per le lampadine più efficienti, fino a E per le meno efficienti. Questo permette di valutare a priori l’impatto reale sui consumi energetici.
E’ prevista anche la fornitura di altre informazioni utili, come ad esempio:
Intensità luminosa in Lumen.
Confronto dell’efficienza con lampade ad incandescenza.
Numero di cicli acceso/spento possibili nella vita della lampadina.
Vita media in ore della lampadina.
Tempo necessario a raggiungere la massima luminosità.

Etichetta Energetica Lampadine

Lampadine ad incandescenza tradizionali.

Ora non più costruite come disposto da normativa, ma disponibili solo nella versione alogena a più alta efficienza luminosa. Sono le vecchie lampadine, costituite da un bulbo in vetro riempito di gas inerte all’interno del quale un filamento di tungsteno, attraversato dalla corrente elettrica, diventa incandescente emettendo luce. Le lampade ad incandescenza sono caratterizzate da un’efficienza luminosa modesta, in confronto ad altri tipi di lampade.

Lampadine a led

Lampadine con attacco E27 (“Edison”) e E14 (“mignon”). Costruite in varie tipologie, a LED nella foto.

Questo avviene perché l’energia assorbita è trasformata in gran parte in calore e solo in minima parte in luce. Sono costituite da tre parti essenziali: l’ampolla esterna, l’attacco e il filamento.L’ampolla esterna, in vetro, può essere realizzata in diverse forme e finiture. L’attacco a vite più diffuso è quello tipo “Edison” o E27 (il più grande). Quello a vite più piccolo è denominato “mignon” o E14 .

Le lampade ad incandescenza erano tipicamente disponibili nelle potenze di 25-40-60-75-100-150-200 watt e caratterizzate da un’efficienza modesta (circa l 2 lumen/watt) e da una durata di circa 1000 ore. Con l’invecchiamento queste lampade emettono sempre meno luce (pur consumando sempre la stessa quantità di energia) e quindi è bene che, superata la vita media, vengano sostituite.
I vantaggi di queste lampade:
– Accensione immediata
– Facilità della regolazione dell’intensità luminosa attraverso appositi regolatori (o dimmer)
– Dimensioni contenute
– Luce di tonalità “calda” e l’indice di resa cromatica (capacità di far distinguere i colori) ha un valore elevato.
– Più economiche al momento dell’acquisto (ma più costose in termini di consumi e durata media)

Lampadine alogene
Le lampade alogene sono sempre lampade ad incandescenza ma caratterizzate da una luce più bianca, in quanto il filamento è a temperatura più alta. La presenza di un gas “alogeno” al loro interno, fa si che il filamento, pur consumandosi rapidamente per sublimazione a causa della elevata temperatura, venga continuamente ricostituito attraverso le molecole del gas che legandosi alle molecole di vapori metallici le ritrasferiscono sul filamento. Si aumenta così la durata del filamento, che sarebbe altrimenti molto breve.
A seconda del tipo utilizzato le lampade alogene possono essere estremamente dispendiose energeticamente oppure utili. Una lampada alogena direzionale, utilizzata per illuminare direttamente un piano di lavoro, ha un’alta efficienza luminosa ed una luce molto simile a quella solare (più riposante). Una lampadina alogena montata su di una piantana a luce indiretta è però un vero vampiro: poca luce, tanto calore e tanto consumo (tipicamente 300-500 Watt!)

Rispetto alle lampade ad incandescenza tradizionali hanno tra gli altri i seguenti vantaggi:
– Efficienza luminosa (circa 22 lumen/watt) superiore
– Luce a temperature di colore superiore, quindi più “bianca” e con una eccellente resa dei colori
– Durata doppia.
– Sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze.

Faretto con attacco MR16 (12 Volt)

Faretti con attacco MR16 (12 Volt). Costruiti sia alogeni che a LED (in foto).

Faretti con attacco MR16 (12 Volt). Costruiti sia alogeni che a LED (in foto).

Costruiti sia alogeni che a LED (come in questa foto)
Questa tipologia a “faretto”, è anche impiegata in lampade e apparecchi che consentono di orientare il fascio luminoso nel punto desiderato.
Nel caso di illuminazione diretta, come nel caso delle dicroiche (faretti o spot), le lampade alogene offrono anche il vantaggio di un minore consumo rispetto a quelle ad incandescenza normali. L’illuminazione indiretta comporta sempre una minore efficacia del sistema di illuminazione. Ricordiamo anche che l’adozione di semplici ed economici regolatori rende possibile la variazione del flusso luminoso emesso. Ciò permette di ridurre ulteriormente i consumi. Sono disponibili in versioni con diversi attacchi.
Ai fini del contenimento dei consumi energetici è bene limitare l’uso delle lampade alogene di elevata potenza per le illuminazioni che richiedono alta resa cromatica.

Lampadine a LED. Gli emettitori di luce allo stato solido

Faretto a led

Faretto a LED. A luce Neutra (4.200 K), 5 Watt e attacco GU10 (a 220 V).

I più diffusi emettitori di luce allo stato solido sono i LED (diodi emettitori di luce o foto-emettitori).
Utilizzano le proprietà di alcuni cristalli opportunamente trattati. L’emissione di luce avviene con un ridottissimo sviluppo di calore e sono disponibili in diverse tonalità.Una volta, i  LED erano disponibili solo in costruzioni a bassa intensità luminosa, per la realizzazione di spie luminose o display alfanumerici. Oggi sono costruiti dei tipi ad alta potenza che possono essere impiegati per i più svariati utilizzi, dall’illuminazione concentrata di piccole zone, a installazioni ad alta luminosità. La loro durata è pressoché eterna e il consumo molto basso. Le potenze disponibili sono ancora relativamente basse, ma si può ben sperare in sviluppi futuri. Già al momento è possibile utilizzarli con successo negli usi di illuminotecnica più comuni in ambito residenziale, terziario,  automobilistico, ecc.

faretto_gu10

Faretti con attacco GU10 (220 Volt). Costruiti sia alogeni che a LED (in foto).

I LED sono oggi integrati nelle tipologie costruttive delle lampade tradizionali. Anche se i LED funzionano normalmente a bassa tensione, poche unità Volt, è possibile trovarli in dispositivi che funzionano alle tensioni normalmente disponibili in svariati ambiti. Questo è reso possibile dall’elettronica utilizzata all’interno, che provvede ad adattare il dispositivo alla tensione di alimentazione effettiva. Nel caso dei faretti, per esempio, il LED contenuto è magari lo stesso, ma l’attacco diverso (GU10 per i 220 volt, e MR16 per i 12 Volt), ne caratterizza l’impiego per la tensione di alimentazione prevista. Altro vantaggio dei LED, se paragonati alle alogene, è la assenza di emissioni nella gamma degli ultavioletti (UV), che rende invece necessaria la schermatura delle lampadine alogene (generalmente costituita da un semplice vetro).

Lampade a scarica in gas
In queste lampade si genera una scarica nel gas tra due elettrodi, e questo genera l’emissione di radiazioni luminose. Queste lampade hanno un’efficienza luminosa da 4 a 10 volte superiore a quella delle vecchie lampade ad incandescenza. A questa famiglia di lampade appartengono le lampade tubolari fluorescenti tradizionali (“al neon”) e quelle “compatte”.
Queste lampade sono costituite da un contenitore di vetro, con elettrodi sigillati all’estremità, all’interno del quale si trovano vapore di mercurio e un gas con particolari sostanze fluorescenti (es. il neon), che trasformano le radiazioni ultraviolette invisibili, prodotte all’interno del tubo stesso quando si innesca la scarica nel vapore di mercurio, in radiazioni luminose visibili.

Lampade a fluorescenza
tubo-neonConosciute anche come “tubi al neon”. La “qualità” della luce emessa da queste lampade varia in base al tipo di sostanza fluorescente utilizzata.
Negli ultimi anni sono state messe a punto speciali miscele di polveri di alta qualità che consentono di ottenere tonalità di luce simile a quella delle lampade ad incandescenza mantenendo tutti i vantaggi e le caratteristiche del comfort visivo di queste ultime. Scegliendo adeguatamente la colorazione della lampada fluorescente, si potrà ottenere un’illuminazione del tutto simile a quella delle lampade ad incandescenza.
Necessitano di un circuito specifico per l’alimentazione,  è composto da un induttore (o reattore) e un dispositivo di innesco (starter).
Dal punto di vista dell’efficienza (il rendimento è di circa 90 lumen/watt) e dei consumi, le lampade fluorescenti tubolari, a parità di luce emessa, consumano la quinta parte di una vecchia lampada ad incandescenza.
La durata di vita media è di circa 10000 ore, molto superiore a quella delle lampade ad incandescenza (1000 ore).
Sono disponibili nelle tonalità di luce calda, bianca, fredda o diurna. A seconda dell’utilizzo varia il tipo di luce più indicato. Ad esempio per illuminare le piante in un giardino, o le carni in una macelleria, lampade a luce fredda possono esaltare maggiormente alcune tonalità di colore con un miglior effetto finale. Esistono oggi anche tubi per la sostituzione in impianti preesistenti, realizzati con la tecnologia LED.

Lampade a fluorescenza ad alta frequenza
Sono lampade fluorescenti espressamente realizzate per funzionare con alimentazione a mezzo di reattori elettronici ad alta frequenza. Sono caratterizzate da una durata di vita di circa 12000 ore, notevolmente superiore rispetto a quella delle lampade di tipo tradizionale, e da una efficienza luminosa di circa 100 lumen/watt, anche essa notevolmente superiore.
Il sistema costituito da lampade ad alta frequenza e reattori elettronici consente un risparmio globale di energia di circa il 25 per cento rispetto a lampade e reattori convenzionali. Altri vantaggi dell’adozione del “sistema” sono:
– Accensione istantanea senza starter
– Assenza di sfarfallamento
– Assenza di annerimento alle estremità
– Possibilità di regolazione del flusso luminoso (dal 10 per cento al 100 per cento) adottando reattori elettronici in una speciale versione (detta “dimming”).

Lampadine a fluorescenza compatte elettroniche
lampada-risparmio-energeticoSono state introdotte all’inizio degli anni ’80. Pur avendo dimensioni e tonalità di luce simili a quelle delle lampade ad incandescenza, sono caratterizzate da efficienza luminosa durata di vita notevolmente superiori.
Le lampade fluorescenti compatte hanno un’efficienza luminosa che varia da 40 a 60 lumen/watt a seconda del tipo e quindi consentono di ridurre fortemente i consumi d’energia elettrica rispetto alle lampade ad incandescenza. Ad esempio, una di queste lampade da 20 watt fornisce la stessa quantità di luce di una lampada ad incandescenza da 100 watt. Inoltre le lampade fluorescenti compatte hanno una durata di 10.000 ore, 10 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza (per la durata delle lampade compatte, comunque, è importante il numero di accensioni. Se molto frequenti possono ridurne la durata).
In queste lampadine è incorporato anche il reattore elettronico, il che rende possibile sostituirle direttamente alle lampade ad incandescenza di cui conservano le ridotte dimensioni e la semplicità di attacco.
L’accensione elettronica oggi disponibile è molto adatta per gli impieghi che richiedono una accensione istantanea e ripetuta, e riduce l’inconveniente dei tempi d’attesa per l’accensione.
La gamma delle potenze disponibili va dai 3 ai 30 Watt. Queste lampade sono particolarmente indicate dove vi sia la necessità di un uso prolungato e senza accensioni troppo frequenti. Le lampade fluorescenti compatte costano di più rispetto alle lampade ad incandescenza, ma permettono un sostanziale risparmio nei consumi.

Lampadine al sodio.
lampada-sodioIn queste lampade la scarica fra i due elettrodi avviene in una atmosfera di sodio le cui tipiche radiazioni sono di colore giallo.
Esse trovano normale impiego nell’illuminazione stradale ma possono prestarsi all’illuminazione di terrazze, giardini, viali d’accesso etc., quando si vogliano ridurre i consumi (la loro efficienza è molto alta, circa 10 volte superiore a quelle delle lampade ad incandescenza) e non abbia importanza la resa cromatica dei colori (le lampade al sodio emettono luce gialla).
Sono disponibili anche in potenze molto elevate e sono relativamente compatte.
Come nelle lampade a fluorescenza, l’alimentatore tradizionale è composto da un induttore (o reattore) e un dispositivo di innesco (starter).

 

 

 

Lo stato della tecnica oggi
Oltre alla evoluzione delle tecnologie comunemente usate, la ricerca continua a trovare nuove strade, sempre più efficienti, potenti ed economiche. Recentemente, per esempio, sono apparsi dispositivi basati su un nuovo materiale conduttore, capace di trasformare tutta l’elettricità ricevuta in energia luminosa. Nessuno spreco, senza nessun calore residuo (energia non convertita in luce ma dispersa in calore). Questa tecnologia rivoluziona le attuali soluzioni di illuminazione.  Le tradizionali lampadine elettriche trasformano solo il 5% della corrente in luce, le lampade fluorescenti arrivano a produrre il 25% di illuminazione dal totale dell’energia ricevuta e le lampade allo stato solido (o diodi LED, fotoemettitori) ne utilizzano il 50% per la luce mentre il resto viene comunque disperso.
Le nuove “lampadine” sono  anche esse dispositivi allo stato solido, e sono sempre costituite da un diodo elettroluminescente, ma che è basato su un polimero organico (OLED) estremamente efficiente nella trasformazione energetica, e che è possibile produrre a costi contenuti. Anche la struttura ottimizzata del semiconduttore è semplificata rispetto agli attuali dispositivi. Risultato: quasi tutta l’energia elettrica fatta passare attraverso il polimero viene trasformata in luce.
OLED è l’acronimo di ‘Organic Light-Emitting Diode’. La parola ‘Organic’ descrive la differenza di questa tecnologia: le lampade OLED sono realizzate da un composto organico, mentre i LED utilizzano dei materiali (cristalli) semiconduttori, inorganici, meno efficienti e anche maggiormente inquinanti. La luce ottenibile da una sorgente OLED, è “morbida” e idonea a realizzare sistemi di illuminazione privi di ombre (tenendo presente che questa non è sempre la soluzione migliore).
Gli OLED sono una superficie luminosa, a differenza di altre tecnologie, che forniscono una fonte di luce puntiforme, come ad esempio i LED. Le temperature sono ridotte, all’incirca 30°C al massimo, il che garantisce un’elevata efficienza  e quindi bassi consumi. La tecnologia OLED è utilizzata anche nella realizzazione di schermi per dispositivi elettronici, perché consente la realizzazione di display molto sottili e con un minore consumo di energia.
Attualmente però, non si sono ancora raggiunte le prestazioni dei LED. Sia in termini di efficienza, dove per l’illuminazione il LED resta ancora il più efficiente, che di costi alla produzione.

Qualità della luce
La “qualità” della luce dipende essenzialmente dalla sua tonalità e dall’indice di resa cromatica. La tonalità di luce emessa da una lampada è caratterizzata dalla “temperatura di colore”, espressa in gradi Kelvin (K).

Vengono definite:

– A tonalità “calda” le lampade con temperatura di colore compresa tra 2000 e 3000 K
– A tonalità “bianca” (o neutra o a “giorno”) le lampade con temperatura di colore compresa tra 3000 e 5000 K
– A tonalità “fredda” le lampade con temperatura di colore superiore a 5000 K.

Nei locali illuminati con lampade a luce “fredda” si devono prevedere valori d’illuminazione superiori a quelli che sarebbero sufficienti nel caso d’impiego di sorgenti a luce “bianca” o “calda”. In caso contrario l’illuminazione potrebbe infatti conferire all’ambiente un aspetto poco accogliente. L’indice di resa cromatica (Ra) definisce in che misura la luce emessa da una sorgente luminosa consente di apprezzare le sfumature di colore degli oggetti illuminati. Al riguardo le lampade vengono classificate con un indice numerico compreso tra O e 100: quanto più tale indice si avvicina a 100 tanto più la sorgente luminosa consente l’apprezzamento delle sfumature di colore.

I consumi. Chi più spende, meno spende
Ad un maggior costo iniziale per un determinato tipo di lampada, può corrispondere un minor costo di gestione, dovuto a minori consumi e a una vita più lunga.
Pertanto dobbiamo parlare, più che di consumi, di efficienza, cioè di quanta luce fornisce una lampada per ogni watt assorbito.
Una lampada fluorescente ha un’efficienza maggiore rispetto ad una ad incandescenza. Anche la durata è maggiore e questo cambia molto la spesa annua per l’illuminazione a seconda delle lampade utilizzate. Un LED dura di più e consuma di meno rispetto a una lampada a fluorescenza…

Questo significa che a un costo iniziale modesto per l’acquisto della lampadina, può corrispondere una spesa elevata per il suo utilizzo.

Gli elementi da considerare per calcolare i costi reali dell’illuminazione sono:

– Efficienza
– Consumi
– Durata delle lampadine.

In ogni caso, sostituire le lampade  a bassa efficienza risulta vantaggioso, in quanto l’investimento dovuto all’acquisto delle nuove lampade si recupera in tempi brevi. Anche a livello condominiale si può risparmiare energia elettrica. Scale, cantine, garage sono locali dove la luce rimane accesa per lungo tempo: conviene utilizzare lampade ad alta efficienza, oppure installare un interruttore a tempo che spegne la luce dopo un certo periodo, o dei sensori di movimento. Il costo è molto contenuto ed il risparmio che ne deriva molto elevato.

Utilizzo. Dove e come
Adattare l’illuminazione alle diverse esigenze, evitando una quantità di luce insufficiente allo svolgimento di determinate attività (come cucinare, leggere, cucire, etc) che richiedano una buona percezione visiva.
Evitare anche una errata distribuzione delle fonti luminose che lascino zone d’ombra o che provochino abbagliamento.
Migliorare l’illuminazione non significa aumentare la potenza delle lampadine (e quindi i consumi ). E’ molto più importante determinare la distribuzione delle sorgenti luminose e la giusta qualità della luce.
Come determinare la quantità di luce necessaria in un ambiente? Dipende. La soluzione migliore, per gli usi domestici, consiste nel creare una luce soffusa in tutto l’ambiente e intervenire con fonti luminose più intense nelle zone destinate ad attività. È importante anche che le luci non abbaglino né direttamente, né per riflessione. E inoltre possibile aumentare la luminosità e diminuire i consumi se le pareti sono tinteggiate con colori chiari.

Consigli e considerazioni
– Il lampadario centrale per l’illuminazione generale delle stanze non è una soluzione vantaggiosa in termini energetici, soprattutto quando questo è provvisto di molte luci. Dovendo scegliere un lampadario centrale è meglio utilizzarne uno con una luce sola.
– L’illuminazione con lampada da terra o da parete, non crea zone d’ombra e dà una luce diffusa.
– Per illuminare sculture, quadri, oggetti, zone circoscritte di lavoro, l’illuminazione più idonea è quella data dai faretti che creano un fascio di luce diretta.
– Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo.
– Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio orientabile.
– Nei bagni sono sufficienti plafoniere a soffitto o faretti ad accensione separata, vicino allo specchio.
– Appliques e plafoniere sono una valida soluzione anche per i corridoi e per tutti gli ambienti di transito che non richiedono una forte illuminazione.
– In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura da utilizzare solo dove e quando servono.
– Più punti luce, consentono di creare “ambienti” di luce, rendendo possibile la realizzazione di diversi scenari per lo stesso ambiente fisico, adatti alla varie situazioni. Ad esempio, in un salone, scenari diversi per:
– Cena (luce lampadario)
– TV (luce soffusa dietro la TV)
– Lettura (luce direzionale dietro al divano)
– Relax (piccola lampada o abat jour) su un mobile
– Atmosfera (luce soffusa dietro la TV + abat jour su un mobile + lampada decorativa a cristalli di sale + una o più candele…

Esempi di come la luce cambia un ambiente.
Non serve essere esperti di illuminotecnica. Basta un poco di fantasia per creare i giusti scenari, o le giuste atmosfere, giocando con la luce.
Si possono usare anche luci colorate. Esistono in commercio lampade o proiettori capaci di creare luci di colore diverso, sia come proiezione che come luce diffusa (es. una lampada). Con poca spesa è possibile creare situazioni davvero speciali!
Ricordare che conta anche l’intensità della luce: una luce intensa tende ad attivare, a svegliare, mentre una luce soffusa, tende a rilassare.  Occorre quindi tenere in debito conto il fattore luminosità e potenza, quando si sceglie.
Inoltre fonti di luce “viva”, come le candele, magari saranno poco efficienti, ma creano situazioni luminose assolutamente uniche. Sempre tenendo presente che sono sempre fiamme libere e che pertanto NON vanno lasciate incustodite in casa!

Atmosfera creata con l'illuminazione

Atmosfera creata con l’illuminazione per cena

 

 

 

 

 

 

 

 

Illuminazione giardino atmosfera

Atmosfera di luce in giardino

 

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Atmosfera di luce in terrazza